venerdì 8 marzo 2013

Leter Bangs - Guida Ragionevole al Frastuono più Atroce


Guida ragionevole al frastuono 
più atroce

di Lester Bangs

saggio, brossur. 440 pag.

€ 16,50

Minimum Fax

"il punto è che, come dice Richard Hell, il rock è un'arena in cui uno scende per divertirsi e tutto questo cianciare di autenticità è solo un mucchio di stronzate"



"Cioè, bisogna essere pazzi per non arrabbiarsi: ci stanno divorando, anima e corpo, e nessuno combatte.In effetti nessuno se ne accorge, praticamente,ma se ascoltate i poeti lo sentirete,e vomiterete la vostra rabbia"
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Finalmente posso leggere in una buona traduzione (alcuni de)gli scritti del più Grande Critico Musicale Rock. E' morto da ventitrè anni, quindi il titolo gli calza a pennello. Nel Rock se sei vivo hai, come dire, qualche punto in meno rispetto ai morti, che per definizione hanno sempre ragione.

Anche qui in Italia Lester Bangs è stato un mito in certi ambienti, a dir la verità più per sentito dire che per conoscenza diretta ed effettiva dei suoi scritti. Figurarsi che anni fa l'ho persino citato pur senza averne mai letto una sola riga (se non trafiletti corsivati riportati da riviste/fanzine più "contro" che "culturali").
Adesso, grazie alla Minimum Fax, possiamo finalmente farci un'idea di prima mano non tanto su chi era Lester Bangs, ma su come/di cosa scriveva.


Quattrocentoquaranta pagine di goduria & sofferenza.
Senza un The End che ti fa chiudere il libro con un sorrisetto compiaciuto.

Questo mio scritto ha la l'unica e utopica funzione di convincere innanzitutto i miei amici rockettari, e poi chiunque legga questo Sito e ami (o creda di amare) il Rock, a sborsare sedici euro e cinquanta per portarsi a casa questo capolavoro, quindi andiamo avanti.

"Forse questo libro chiede al lettore di essere disposto ad accettare il fatto che il miglior scrittore americano sapesse scrivere quasi esclusivamente recensioni di dischi" dice Greil Marcus nell'introduzione al volume. 
Beh, io non conosco tutti gli scrittori d'America - e comunque non li leggerei in lingua, ma tradotti - ma così, a naso, credo di essere, oggi come oggi, d'accordo con quella pomposa e senz'altro pubblicitaria affermazione.

Perché quello che c'è dentro questo libro è una delle cose più emozionanti che mi sia capitato di leggere negli ultimi anni e mi ha sconvolto mica poco. Inoltre ha minato alla base la mia già scarsissima fiducia nella "critica musicale". Ormai già da parecchio tempo la mia lettura di riviste musicali si limita alle sedute al cesso e anche in questo caso molto spesso mi limito a guardare le figure (perché diciamocelo: i fotografi "rock" sono i migliori, altro che National Geographic!).

E in ogni caso Lester Bangs non sapeva scrivere solo recensioni di dischi.

Sarà casuale (o sincronico?...) ma proprio qualche settimana fa ho buttato nel cassonetto della raccolta carta tutte le mie riviste musicali; senza nessun astio: l'ho fatto perché mi sono reso conto, in modo del tutto naturale, che non mi serviva a niente continuare a tenerle in casa, e inoltre avevo bisogno di nuovo spazio per i fumetti.

Torniamo al libro di Bangs. Tutti i suoi scritti parlano della FESTA, che è il Rock (e non, badate bene "il rock" con l'iniziale minuscola). E tutto ciò che, in qualsiasi modo, contribuisce a rendere il Rock un po' meno FESTA è da Lester catapultato direttamente nella spazzatura. Con astio? No: con rabbia e amore, che sono due cosette un po' diverse dall'astio! Alcune delle cose meravigliose di cui questo libro è pieno sono proprio umanità e affetto.

Un problema, di cui la Minimum Fax terrà certamente conto, è che questo non è un libro per tutti. Lester Bangs sarà anche stato il Più Grande Scrittore d'America, ma difficilmente puoi coglierne l'essenza se:
1. hai meno di 35 anni (età indicativa) o se
2. non hai una "cultura musicale" (= conoscenza) spaventosa.
Questo non vuole essere un disincentivo all'acquisto e alla lettura del libro, è solo un personalissimo e affettuoso avvertimento. Anzi capovolgo la faccenda e dico che la cosa più bella sarebbe leggere questo libro essendo all'oscuro di tutto ciò di cui parla Lester Bangs e poi (o durante) andarsi a cercare dischi, riferimenti, libri, resoconti di esperienze e quant'altro serva a comprendere. Anche se tutta la "comprensione" del mondo difficilmente potrà far vivere certe sensazioni se non di seconda mano... ma questo è un limite comune a un sacco di altra roba, giusto? Ci sono ancor oggi ragazzini che si appassionano ai Beatles, che si sono sciolti trentasei anni fa e due dei quali sono morti per sempre. (Conosco la frustrazione, oh se la conosco)

D'altronde non è la musica, e il Rock quindi, foriera di emozioni eterne? Certo che sì.
Lester Bangs era evidentemente una persona che a pochi anni di età aveva già maturato una cultura (e non aggiungo "musicale" perché la sua era una cultura a tutto tondo, di quelle che oggi sono così poco di moda) semplicemente spaventosa e il fatto che fosse un tossico strafatto ("mai di eroina", specifica Greil Marcus) non solo non inficia minimamente lo splendore dei suoi scritti, ma probabilmente essi stessi sono in parte il frutto dei suoi abusi di ogni sostanza stupefacente disponibile sul pianeta ai suoi tempi (tranne l'eroina, appunto). E forse aveva anche doti profetiche, leggere il libro per credere. Un solo, piccolissimo esempio: da dove sono arrivati gli unici artisti Rock che hanno cercato di impedire che questa musica sprofondasse nell'anti-creatività (e diventasse quindi un ulteriore strumento di oppressione), che hanno davvero detto "qualcosa di nuovo"? Esatto: dalla Provincia. Ma questo è solo e proprio un piccolissimo esempio dell'esattezza delle acute e acide profezie di Lester Bangs.

Non l'avevo ancora detto con precisione: Lester Bangs è morto nel 1982 a poco meno di trentacinque anni, Live Fast, Die Young, appunto, giusto per mettere in pratica le aspirazioni giovanili di quella mummia di Pete Townshend (vivo e vegeto, e va bene così) o le più tarde e coerenti filosofie di un Darby Crash (e se non sapete chi era, mi spiace per voi).
Musicalmente non si è perso granché. Difficilmente un disco uscito dopo il 1976, eccezion fatta per certi capolavori del "punk rock" (o poco altro) , è "storico" o "imperdibile".


Ritorniamo al libro.
Questo libro fa crescere e quindi fa bene; certo: "bene" come tutte le cose che, facendo crescere, fanno anche soffrire, provocano dolore... ma è un dolore sano, ancorché angoscioso, perché evolutivo.

E' un libro pieno di una scrittura pura, di una purezza commovente ed emozionante, sia quando Lester Bangs parla di Lester Bangs ("John Coltrane E' Vivo E Lotta Insieme A Noi", p. 164) sia quando, pur continuando Lester Bangs a parlare di Lester Bangs, tratta di Musica (ad es. qualsiasi cosa riguardi Lou Reed), mai comunque disgiunta dalla Vita. Purezza commovente anche quando (sempre!) anela a una distruzione salvifica, catartica, drogata di vita e di consapevolezza della realtà. 
Purezza in un certo modo integralista che non piacerà agli integralisti veri, quelli che per ignoranza, incapacità o volontà masochistica ascoltano "un solo genere" e a quelli che si sentono così democratici da riempirsi ogni giorno la bocca con cose del tipo "i gusti vanno rispettati", ma non si degnano mai di spiegarmi cosa intendono per "gusti" e tantomeno per "rispetto". 


Insomma, è un libro magnifico e potente, che suscita anche rabbia: oh se ne avranno di rabbia i fans dei Led Zep e di Bowie [e io mi ci ficco in mezzo, anche se rabbia non ne ho provata molta, giusto un po'...ma io mi fregio di essere, musicalmente, molto poco integralista] e, soprattutto, è un libro pieno di scrittura meravigliosa che fa scomparire in un lampo molti dei cosiddetti Gggiovani Scrittori - alcuni dei pezzi Lester Bangs li ha scritti a poco più di vent'anni, altro che "talenti gggiovanili"!.

Lester Bangs aveva doni rari, quello di saper scrivere in modo stupendo, di capire davvero il Rock (e la Musica in generale), di mostrare crudelmente/crudamente eppure con amore la merda di questo mondo, quindi di capire il mondo.
E' un libro bellissimo: compratevelo, per favore.

Orlando Furioso
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"Siamo tutti costretti a stare su questa terra spesso triste in cui la vita essenzialmente è tragica, ma ogni tanto arrivano preziosi barlumi di bellezza e di gioia di fondo che ricordano a chi li sa cogliere che esiste qualcosa di più grande ed elevato di noi. E non parlo delle vostre divinità in putrefazione, parlo di un senso di miracolo rispetto alla vita stessa e della sensazione che esista un fattore di redenzione che uno ha almeno il dovere di cercare, prima di crepare per cause naturali." (Lester Bangs, 1978)
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