venerdì 8 marzo 2013

Please kill me




Please kill me
Il punk nelle parole
dei suoi protagonisti

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di Legs McNeil e Gillian McCain
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632 pag.
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€ 19,00
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Baldini Castoldi Dalai editore






"I poeti della St. Mark sono così falsi e costruiti, scrivono roba del tipo "Oggi alle 9.15 mi sono fatto di speed insieme a Brigid..." Sono davvero bravi a mettere quella roba in una poesia, però se Jim Carroll arriva in chiesa drogato e vomita, questo non è poetico per loro - non è figo. Finché ci puoi giocare nelle tue poesie, tutto bene, ma se ci devi fare i conti davvero, allora le cose cambiano - non vogliono averci niente a che fare [...] Voglio dire, questo è un poeta vero. E' un tossico. E' bisessuale. Si è fatto scopare da qualsiasi genio, uomo o donna che sia, di tutta l'America [...] Lui vive le cose fino in fondo [...] E' un autentico relitto. Ma quale grande poeta non lo è stato?..." (Patti Smith - da Please Kill Me)

Genio & sregolatezza.
Seicentotrenta pagine di Genio & Sregolatezza. In dosi spesso eguali, talvolta dipendenti dalla quantità di denaro anticipata dalla casa discografica di turno.
Seicentotrenta pagine che si bevono d'un fiato, perché le faccende di genio, ma soprattutto di sregolatezza, affascinano come pochi altri argomenti al mondo.

We Are The Dead. 

Please Kill Me è un libro di morti che parlano dall'aldilà. La maggior parte dei geni, piccoli o grandissimi che fossero, cui questo libro dà voce, sono morti. Troppo giovani e troppo poco considerati dalla storia della musica popolare moderna, dove migliaia di giovani e meno giovani imbracciano le loro chitarre senza sapere di chi siano artisticamente figli

Velvet Underground & Nico

Velvet UndergroundFugsMC5Andy Warhol i padri putativi. Bisogna ricordare che il primo album dei Velvet Underground uscito nel 1966 è uno degli album più influenti - anche a livello inconsapevole - del rock e anche uno dei meno venduti? All'epoca non se li filava nessuno o quasi.
E così fu per gli Stooges, nonostante l'avere in casa - oggi come trent'anni fa - i loro primi tre album (rispettivamente del 1969, 1970 e 1973) equivale ad avere quanto basta per poter dire: "ho la discografia del rock". 


Idem per i New York Dolls, esaltati dalla critica con circa vent'anni di ritardo, scioltisi anzitempo per fame nera (e dipendenza da ogni tipo di droga pesante, s'intende).
Please Kill Me, seicentotrenta pagine di musica selvaggia, delirio, succo di vita e gas della putrefazione, vale centomila "enciclopedie (?) del rock", quelle compilate in ordine alfabetico da critici che non sanno neanche quale sia la nota della prima corda di una chitarra accordata in La.


The Stooges

Si tratta, nel concreto, di interviste, dichiarazioni, chiacchierate raccolte dagli autori del libro - uno dei quali fondatore della mitica fanzine americana Punk - estratti con criterio e cognizione di causa da oltre cinquecento ore di registrazioni.
Vive voci di musicisti, groupie, discografici, artisti, drag queen, roadies, giornalisti, fanzinari. Vive voci sì, anche se molti di loro sono morti.


In questo libro non esistono i "si dice...""pare che...""narra la leggenda..."; non è una raccolta di pettegolezzi, men che meno un'agiografia di rockstars imbolsite. E' un libro VIVO. Che parte dall'America dei primi Anni 60, e le parole di quei ragazzi e ragazze di allora valgono più di un freddo trattato sociologico e fanno capire molte cose sul perché accaddero certe cose, e non mi sto riferendo solo alla musica o al rock in particolare.
Ragazzi e ragazze circondate da muraglie di inadeguatezza, noia, oppressione, bigottismo, voglia di gridare la propria arte - qualsiasi essa fosse - e utopie fallite. Miserevolmente fallite.

"I Ramones dissero: "Dovete soltanto suonare, ragazzi. Uscite dai vostri scantinati e mettetevi a suonare. E' così che abbiamo cominciato noi. [...] Non dovete migliorare, basta che andiate là fuori, siete bravi quanto noi. Non aspettate di essere diventati più bravi di adesso, come farete a capire quando è il momento? Andate fuori e suonate" [...]." 
(Danny Fields - da Please Kill Me)


New York Dolls

Poi, un bel giorno, arrivano i Ramones e la musica cambia.
L'intera faccenda del rock, per un breve, intensissimo momento, cambia. Poi sarà tutto inglobato e reso il meno offensivo possibile, ma per un po' la rivoluzione ci fu davvero. Ma intanto ci sono i Ramones, di cui seguiamo la storia piena di delusioni, successi sfiorati, catastrofi personali.

I Ramones che nel '76 sbarcano in Inghilterra e danno danno il colpo di coda decisivo a quello che stava per nascere lì e che chissà se sarebbe nato con le stesse caratteristiche senza di loro. Tutti i giovanotti del futuro fenomeno punk inglese sono alla Roundhouse, quel 4 di luglio, a vedere quei quattro americani vestiti da teppisti sparare un set di 50 minuti alla velocità della luce. Assorbono e imparano. Perché gli inglesi son fatti così: aspettano gli americani, li studiano, ne rielaborano "all'Inglese" la loro lezione, e spesso ne diventano addirittura i maestri. Beatles docet.


"Agli inizi del punk [...] tutti pensavano che fosse una orrenda faccenda di destra e filo-nazista - violenta, razzista, contraria a tutto ciò che c'è di buono nella vita." 
(Mary Harron - da Please Kill Me)


Sex Pistols

Ed è così che i Sex Pistols sbarcano in America, "per rubare un po' di dollari agli yankees" e far da cattivi maestri ai loro stessi cattivi maestri. Direttore: quel tale Malcolm McLaren, già manager delle New York Dolls oramai in piena decadenza (e tossicodipendenza). E il punk è già morto.
Almeno così sembrerebbe... solo che i Ramones, ben più dei Pistols, nei loro interminabili tour sold-out (non certo dei relativamente pochi dischi venduti) si lasciano dietro una scia di ragazzini che formano band sapendo suonare giusto tre accordi - e il blues, quanti ne ha, di accordi?... - che faranno sì che il punk non muoia, anzi si evolva in un modo che i maestri non avrebbero saputo immaginare, ma questa è un'altra storia.
Nel frattempo, molti maestri muoiono, talvolta in modi che se non si trattasse di morte si potrebbero definire buffi, più spesso in maniera drammatica. Come quel povero agnello sacrificale di Sid Vicious, tutto tranne che un musicista, tutto tranne che un maestro, solo un ragazzo disperato che ha pagato caro tutto quello che c'era da pagare.


"C'era qualcosa di individualmente apocalittico nel punk - un'apocalisse personale, un indurimento. [...] E l'ambiente dal quale è emerso il punk mi ricorda anche il set del film Blade Runner - uno stile di vita duro, minaccioso, nel quale si sentono i tamburi del destino. Solo che non sai se sono i tamburi del destino o solo qualcuno che canta la sua canzone. Ma il suono di quel tamburo è sempre in sottofondo, incessante." 
(Ed Sanders, ex Fugs - da Please Kill Me)

Ramones

Non leggete Please Kill Me se non adorate il rock - e il Vero Rock è quello selvaggio e disturbante.
Non leggetelo se credete davvero che i musicisti si facciano menate del tipo "la suddivisione in generi" o se il suono sferragliante di una chitarra elettrica vi procura fastidio.
Non leggetelo se non vi commuovete all'ascolto di brani che tagliano la mente come lamette arrugginite e non sentite i tamburi dell'apocalisse arrivare da qualche parte della vostra anima.



Orlando Furioso - Febbraio 2007